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La posizione al lavoro è la prima causa dei dolori. Tre persone su quattro non vanno dal medico.

La posizione al lavoro è la prima causa dei dolori. Tre persone su quattro non vanno dal medico.

Il sondaggio su oltre un migliaio di lavoratori: molti danno la responsabilità alla sedia usata o a una posizione tenuta a lungo
MILANO – Indolenziti, dal collo alla schiena, dopo ore e ore alla scrivania, magari davanti al monitor del computer. Ecco il ritratto delle conseguenze più comuni del lavoro sedentario, visto dalla parte dei lavoratori stessi. Che si lamentano di soffrire di patologie articolari, pesantezza al collo, danno la colpa alla sedia usata per lavorare, ma in tre casi su quattro decidono, comunque, di non curarsi per i loro dolori.
 
IL PRIMATO DELLA LOMBALGIA – Il sondaggio sulle conseguenze del lavoro sedentario è stato svolto su un campione di lavoratori inglesi, tra i 25 e i 65 anni – un migliaio in tutto – regolarmente impiegati con mansioni da ufficio e l’obbligo dunque di rimanere alla propria scrivania a lungo durante la giornata lavorativa. Tra questi, uno su quattro ha dato la colpa dei persistenti dolori articolari e muscolari, fitte a schiena e collo al proprio lavoro e alla posizione tenuta in ufficio. In particolare, è l’indolenzimento della parte bassa della schiena il problema più accusato tra le varie dorsopatie, tanto che, almeno in Gran Bretagna, la lombalgia è classificata come la patologia di questo tipo più ricorrente tra la popolazione adulta.
 
UN PROBLEMA DI SEDUTA –Davanti alla domanda sul perché questi dolori fossero arrivati, uno su sei è concorde nel dare la colpa alla sedia usata in ufficio: sedute inadatte per periodi lunghi che peggiorano l’indolenzimento. Ma le motivazioni usate come scusante dai lavoratori non finiscono qui, e molti parlano dell’età come variabile importante, oltre ad ammettere di lamentarsi per il dolore ma di non porvi rimedio andando dal medico, nemmeno da quello di base. Tra gli intervistati infatti il 75 per cento, pur cosciente di aver bisogno dell’aiuto di un fisioterapista, ha deciso di convivere con il male, mentre quasi il 90 per cento si dice riluttante all’aiuto dello specialista. Peraltro, lo stesso sondaggio dice che a furia di portare il dolore a casa, uno su sette si sente anche meno interessato alla propria relazione sentimentale.
 
QUESTIONE FEMMINILE – Pur seguendo le regole, imposte anche per legge, e dedicando qualche minuto di pausa ogni ora dalla scrivania, i problemi alla schiena dati dai lavori sedentari e ripetitivi continuano a colpire soprattutto la popolazione femminile, che aggiunge ai dolori rilevati anche quello alle articolazioni delle ginocchia. Tra loro – tralasciando le lombalgie comuni e momentanee tra le donne in gravidanza – resta diffuso il malcontento, visto che il 28 per cento si dichiara frustrata e depressa per i dolori, mentre il 40 per cento dà la colpa al mal di schiena se negli ultimi tempi si è sentito particolarmente invecchiato, contro il 25 per cento degli uomini.
 
LE SOLUZIONI – Ma cosa fare in caso di dolori persistenti? Se un piccolo indolenzimento di poche ore è cosa comune e può essere lasciata al suo decorso naturale, è fondamentale consultare il proprio medico di base in ogni altro caso, prima ancora di somministrare antidolorifici di ogni genere, in modo da venir indirizzati al giusto professionista e agli eventuali esami di approfondimento. Che si tratti dei sedute di fisioterapia, semplici massaggi o agopuntura, spetta al professionista la scelta giusta. Senza dimenticare il lavoro preventivo: per chi lavora molte ore alla scrivania, è fondamentale mantenere la postura corretta, stimolando la fascia addominale e non abbassando troppo le spalle curvandosi sullo stomaco (le cosiddette posizioni a “S” o a “C”), fare pause continue, sgranchire le gambe e allungare i muscoli del dorso con piccoli esercizi di stretching.
 
27 agosto 2013 | 15:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Eva Perasso
Per gentile concessione dell’autrice – Si ringrazia

admincorilla
Fonte: 
Corriere Della Sera